CRIMEA X
"Incubo Sintetico – Crimea X Plays Carpenter"
(To Lose La Track / Hell Yeah, 2015)

Crimea XProgetto di Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò e DJ Rocca, i Crimea X affrontano in Incubo Sintetico una rilettura di famosi temi di John Carpenter, con piglio analogico di vago sapore disco. La collaborazione, attiva da qualche anno, nasce, come si legge sulla loro pagina informativa, “dall’amore comune di paesaggi cosmici immaginari, ove il kraut si fonde con la passione per il pensiero marxista e le storie politiche dello scorso secolo”. Mi è sembrata una descrizione incomprensibile abbastanza da risultare convincente, così come la rilettura di Carpenter, non una novità per certe sonorità (suggerisco all’uopo l’ascolto dei francesi Zombie Zombie), un tema abbastanza ruffiano da suonare affascinante.

Si comincia con due pezzi “tratti” da “Christine” (in Italia “Christine, La Macchina Infernale”) Car Obsession e Christine. Sonorità mistiche per il primo episodio, che si sviluppa con convinzione su tappeti vibranti e quasi totale assenza di ritmi ingombanti. Le atmosfere sono ovviamente cariche di tensione ma godibili, vicine ad un certo immaginario kraut, e preparano il terreno a Christine, accattivante jam elettronica dai tratti epici e magniloquenti, giocata su inesorabili pattern ritmici e sonorità grasse e roboanti. Qui il ruolo delle percussioni è molto più presente e rende il pezzo molto vicino a sonorità “cosmiche” che tanta fortuna portarono alla disco di fine anni ’70 in Italia. The Fog, dal film omonimo, ha un inizio di ispirazione ambient, molto solenne, lento e poco propenso a mollare le briglie. Quando questo accade, nella seconda metà del brano, i suoni si aprono e paiono respirare, rispetto alla loro forzata apnea di qualche minuto prima. Ci si concede qualche digressione in sonorità dance di altre epoche, seppur la tentazione di percorrere quella strada è appena percepita e comunque tenuta a bada. Il disco si chiude con Napoleon, da “Assault On Precinct 13” (in italia “Distretto 13 – Le Brigate Della Morte”), caracollante jam dal gusto prog lavato nella bruma più densa e scura. È un pezzo fortemente evocativo, di rara suggestione e forza, seppur forse più complesso rispetto agli altri e, a mio vedere, meno modellato dai nostri per attribuirgli una forma canzone.

Un commento per chiudere. Non ho avuto modo di vedere il live, ma non ho molti dubbi. Il lavoro non può che funzionare perfettamente dal vivo, la possibilità di dilatare momenti particolarmente felici e cercare digressioni ove si fatica di più a decollare mi suggerisce certezze sul risultato finale. Del resto se si mischia, come loro stessi si descrivono “disco, cosmic, balearic, electronic, kraut” ci si può aspettare qualcosa di brutto?

Luigi D’Acunto