CARNERA
"La Notte Della Repubblica"
(Old Europa Cafe, 2017)

A due anni di distanza dallo straordinario esordio Strategia Della Tensione, che tanto scosse e stupì chi scrive con una marca sonora oramai divenuta simbolica e difficilmente dimenticabile, i Carnera di Leonardi e Battaglia, con al fianco l’immancabile Poletti alle grafiche e foto, ci immergono nuovamente negli “anni di piombo” con La Notte Della Repubblica, nome riferentesi alla celebre trasmissione di Zavoli dedicata proprio agli anni più bui e feroci della storia italiana. Anni che sembrano tornare vividi e minacciosi lungo le tracce di questo concept lungo e complesso, un fiume elettronico in piena, teso e spasmodicamente variegato, pura carica rabbiosa e terrorizzante, tradotta nuovamente in quell’elettromeccanica pulsante, possente e violentatrice qui imbastita su livelli compositivi possibilmente ancora più cervellotici, differenti e fagocitanti.

Si è accolti da una fuorviante catarsi ambient nella intro Pentiti Di Nulla, satura di gocce pianistiche luminescenti ben presto circondate da ritmiche minimal electro e da campionamenti vocali dell’epoca dei fatti narrati, che giocano a nascondino come fantasmi verbali su territori ritmici ed ambientali dalla bellezza triste e malinconica. Si continua con le geometrie IDM di Io So, nella quale il granitico testo di pasoliniana memoria riecheggia inesorabile per l’intera durata, il crescendo mistico-spaziale di Paradigma Zeitgeist, tra ambient, ritmici colpi di plettro ed afflati corali ed il possente e teso interludio marzial-analogico di MPON, un trait d’union tra il vecchio ed il nuovo approccio compositivo che Leonardi ci sta regalando anche con i suoi tanti progetti collaterali. Continuano a sbocciare filari elettronici brulicanti su tensioni vorticose in Attitude, si sperimenta con una commistione di echi analogico-vocali e corse ritmiche in stile kosmische nella successiva Stay Behind, si citano Autechre e Aphex Twin nelle feroci decostruzioni ribollenti e schizoidi dell’IDM di Il Caso Lavorini, per poi ritrovarsi in una seconda parte particolarmente ritmica ed orecchiabile. Partendo dalle catartiche architetture e dai colpi e vortici analogici dritti allo stomaco della title track, si viene in seguito ammaliati dall’EBM nodosa e ballabile di KSD/VI M, dai primordialismi dark electro à la Alien Sex Fiend di Kommune 1 e dalla chiusura senza titolo, orecchiabile ed avvolgente nel suo procedere tosto e sicuro, preceduta da un pezzo ostico come GladiUS, tributo all’analogico seviziato e ribollente, dai tratti dronici e tesi in lande misteriche e buie di sottofondo, mentre formicolano in superficie scintille elettriche e campionamenti vari. Torna anche il piano che aveva aperto l’album, stavolta impegnato in una lenta marcia funerea sferzata dagli strappi elettronici che si palesano alla bisogna, languendo poi in una chiosa terrifica, tra il dark ambient più rarefatto e le tesa elettromeccanica spasmodica e possente ancora una volta donataci dal duo nostrano, così come l’album stesso si conclude nella parte finale della già citata traccia senza titolo, in un marasma colloidale, una ragnatela elettronica mista ai soliti cazzotti elettro-percussivi dai quali è difficile uscire indenni, come dall’intero disco.

Album pregno di significato, ideale per rimembrare un periodo indelebilmente buio della nostra storia ed allo stesso tempo segnale di allarme per un suo ritorno nella contemporaneità, subdolamente ed inesorabilmente radicato nel quotidiano come la musica dei Carnera, un’iniezione di atmosfere graniticamente dolci e voracemente concrete, volte a svegliare coscienze, scuotere animi e risvegliare menti sopite con la bellezza dell’elettronica più imperscrutabile ed impattante.

Lorenzo Nobili