STIC del collettivo INTERSEZIONI

In tempi di coronavirus, le nottate folli a scatenarci in pista tra laser e ghiaccio secco sembrano un lontano miraggio, e più di ogni altro genere musicale, l’elettronica – e in particolare la techno – richiama il bisogno di stare insieme, il piacere di abbandonarsi ad una trance collettiva per dimenticare i problemi, abbassando la guardia per scoprire nuove e più istintive connessioni con gli altri. Superato quest’incubo sapremo sicuramente apprezzare ancora di più quei momenti di pura libertà e leggerezza, perché non li daremo più per scontati.

Ecco perché Frastuoni prosegue nella sua esplorazione della scena elettronica underground milanese, con un’intervista esclusiva a un DJ e producer che negli ultimi anni ha movimentato i dancefloor dei club più di nicchia, diventandone una figura di spicco ed emozionando orde di clubbers avventori divenuti nel tempo fedeli habitué: si tratta di Jacopo Salvatore aka Stic. Originario dell’Aquila ma a Milano dal 2011, Stic è tra i fondatori del progetto Intersezioni, etichetta focalizzata sulla techno che ha da poco dato alle stampe la doppia release dal provocatorio titolo Dischi Da Buttare“: 8 avvolgenti tracce in 2 volumi – tutt’altro che da buttare – fra techno e sperimentale.

Come è iniziato il tuo percorso da DJ nella scena milanese e quali artisti hanno influenzato di più la tua formazione musicale?

Arrivato a Milano 10 anni fa ho trovato un ambiente musicale in pieno fermento, e il Dude Club spiccava come luogo di riferimento per un approccio di ricerca più “sperimentale”. Il mio background musicale è molto vario: sono cresciuto ascoltando prevalentemente rock ma scoprendo, anche grazie all’era digitale, i luminari dell’elettronica di oggi, da Chemical Brothers e Prodigy a Larry Heard e Juan Atkins, da Lerry Levan a Dr. Motte, passando per etichette come DjaxUp-Beats, Harthouse e Redplanet.

Entrambi i volumi del progetto “Dischi Da Buttare” – il primo uscito nel 2019, il Volume 2 pubblicato in limited vinyl release a febbraio – sono a nome del collettivo “Intersezioni”. Ci spieghi meglio chi e cosa si cela dietro al nome?

Nel 2015 con un gruppo di amici DJ e musicisti che frequentavano la facoltà di musica elettronica al Conservatorio di Milano, abbiamo presentato al Dude questo progetto chiamato “Intersezioni”, sentendoci uniti da quello che la rivista Zero.eu ha definito con brillante intuito “un sentimento esplorativo nei confini delle realtà musicali”. Da quella prima serata del 15 gennaio 2016, Intersezioni si è trasformato in un party mensile proseguito poi fino al 2019: è stata un’avventura emozionante che ci ha permesso di creare contatti, crescere musicalmente e sperimentare nuovi orizzonti. Oggi Intersezioni è un’etichetta discografica indipendente, autoprodotta e autofinanziata, in collaborazione con MM&T Creative Lab.

Come producer quale strumenti e macchine prediligi?

Come strumentazione ho un amore sfrenato per synth e drum machine: il cuore del mio studio è un MPC60 che controlla tutti i sintetizzatori, una Simmons SDS8 ed una Yamaha RS7000. Va detto però che sono un collezionista supernerd di vinili ed amo suonare prevalentemente con quelli.

Come definiresti il disco?

Industrial, frenetico, robotico, melodico, profondo, avvolgente. Il disco è stato presentato a Discosizer, locale dove suoniamo da settembre. In questa uscita abbiamo avuto il piacere di includere nel disco una traccia di Lucretio, del duo The Analogue Cops distribuito da Rabadub. A metà maggio invece è prevista l’uscita della prima compilation di Intersezioni, esclusivamente in digitale su tutti i principali portali come Beatport, iTunes, Apple Music, Spotify e Juno: all’interno ci saranno artisti come Marieu, Lady Maru, Kreggo, DJ Iodosan, Train to Eltanin, MCMXC, Rae, Cristian Croce, BlackTrack e molti altri emergenti italiani.

Livio Piantelli