TOM VERLAINE È MORTO
(Morristown, 13 dicembre 1949 - New York, 28 gennaio 2023)

“Il CBGB era un locale stretto e lungo col bancone del bar sul lato destro della sala, illuminata dalle insegne al neon che reclamizzavano le varie marche di birra. Il palco era basso, sulla sinistra, fiancheggiato da un murales di fotografie che ritraevano bellezze di fine secolo intente a fare il bagno. Al di là del palco c’era un tavolo da biliardo, e in fondo al locale una cucina sudicia e una stanzetta dove il proprietario, Hilly Krystal, lavorava e dormiva col suo saluki, Jonathan. La band aveva un bel mordente, suonava una musica imprevedibile, spigolosa e commovente. Mi piaceva tutto di loro, i movimenti spasmodici, le fioriture jazz del batterista, le strutture musicali slegate, orgasmiche. Avvertii una certa affinità col chitarrista alienato sulla destra. Era alto, con un cappello di paglia colorato; le lunghe dita aggraziate si avvolgevano attorno al collo della chitarra quasi volessero strozzarla. Tom Verlaine aveva senz’altro letto “Una Stagione All’Inferno”. Durante una pausa io e Tom non parlammo di poesia, ma dei boschi del New Jersey, delle spiagge deserte del Delaware e dei dischi volanti nei cieli dell’Ovest. Saltò fuori che eravamo cresciuti a 20 minuti l’uno dall’altra, che avevamo ascoltato gli stessi dischi, guardato gli stessi cartoni animati e adorato “Le Mille E Una Notte”. Terminata la pausa i Television tornarono sul palco. Richard Lloyd prese la chitarra e strimpellò l’attacco di Marquee Moon. (…) Mentre la band suonava si avvertiva il rumore secco della stecca da biliardo che colpiva le palle, l’abbaio del saluki, il tintinnare delle bottiglie, il suono di una scena emergente. Benché nessuno se ne rendesse conto, le stelle si stavano allineando, gli angeli annunciavano la chiamata.”.

Questo breve passo del libro di Patty Smith “Just Kids” ci racconta del suo incontro con Tom Verlaine, e di come percepiva un’imminente rivoluzione culturale/musicale che da lì a qualche anno avrebbe travolto il mercato discografico e la società tutta, col nascere di quella che verrà poi chiamata la “New Wave Newyorkese”. Tom come Patty, erano dei bohémien che amavano la poesia e ad essa avevano dedicato la vita. Il libro della Smith è veramente un affresco memorabile di quella New York, a cavallo tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70 del ‘900, un’immersione profonda in un clima di disfacimento urbano, alienazione, desolazione, e droga. Si incontrano tanti personaggi che avranno un ruolo fondamentale nell’ambiente artistico degli anni a venire, una lettura veramente consigliata per appassionati di musica ed arte.

Ma cosa fa un artista? Tom Verlaine, ha sempre cercato di cogliere il senso del proprio tempo, interpretare il proprio periodo storico, utilizzando la poesia e la musica in un mix ad alta tensione. Mai questo esperimento è stato così evidente e fulminante come in Marquee Moon e Adventure, i due dischi dei Television, intrisi della New York in disfatta e dell’energia vibrante dell’insieme, del gruppo, di cui facevano parte Tom Verlaine, Richard Lloyd, Fred Smith e Billy Ficca. Tom Verlaine è sicuramente insieme a pochi altri, (Richard Hell, Suicide, Pere Ubu) il responsabile incontrastato con i suoi Television, nell’aver creato un suono nuovo da offrire alle generazioni a venire. Del suo modo di suonare la chitarra, quasi in antitesi con i mastini della sei corde di quegli anni rock, del suo atteggiamento riservato, del suo carattere spigoloso, ne hanno già parlato in molti. Della sua passione per i gruppi psichedelici della scena alternativa californiana, vedi Moby Grape, o le chitarre assassine di Gary Duncan e John Cipollina dei Quicksilver Messenger Service, è già stato detto, come del resto, del suo interesse per il free-jazz di John Coltrane e per i poeti simbolisti francesi. Non vogliamo ripercorrere tutta la sua storia, e cadere nei triti clichès, perché siamo certi che i pochi che leggeranno queste righe, conoscono tutto di Tom Verlaine, un artista seminale anche per quella che verrà definita la “blank generation”.

Con i Television sono bastati appena due album per stravolgere il panorama musicale del tempo: Marquee Moon (Elektra) nel 1977 e Adventure (Elektra) nel 1978, il terzo Television (Capital) arriverà solo 14 anni dopo nel 1992. È con i suoi album da solista che in realtà getterà le basi di un discorso musicale che verrà saccheggiato a più non posso da tutti i musicisti emergenti tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80, fino ai nostri giorni. Non facciamo nomi, ma non è certo un segreto che David Bowie abbia coverizzato appena uscita la sua Kingdom Come per il disco Scary Monsters And Super Creeps (1980 RCA). Dopo aver creato, assorbito e introiettato il sound dei Television, rimasto orfano della chitarra di Lloyd, Verlaine si inventa un diverso approccio musicale. Ancora debitore delle atmosfere dei Television nei primi due dischi solisti, (Tom Verlaine, Elektra 1979 – Dreamtime, Warner Bros 1981) è in Words From The Front (Virgin 1982) che Tom Verlaine cambia pelle, rinascendo a nuova vita. Si scrolla di dosso il fantasma dei Television trovando fresca linfa vitale nella collaborazione con Jimmy Rip, il chitarrista che lo seguirà negli anni a venire. Anche se il disco non decolla nelle vendite e nelle classifiche, possiamo considerarlo un vero capolavoro. Gli anni ’80 esploderanno di lì a poco con una nuova ondata musicale, nuovi gruppi, nuovi nomi, nuovi atteggiamenti. Se cerchiamo un denominatore comune, in tutta la scena musicale di quegli anni, questo può essere trovato nel lavoro svolto da Tom Verlaine nei suoi dischi solisti e con i Television. Insomma, Verlaine sarà un riferimento imprescindibile per tutti quelli che, venuti dopo di lui, imbracceranno una chitarra per cercare la loro strada in musica.

Oltre ai già citati album, se volete degli esempi ascoltate Cover (Virgin 1984), Flash Light (Fontana 1987), The Wonder (Fontana 1990), The Miller’s Tale: A Tom Verlaine Anthology (Virgin 1996), Songs And Other Things (Thrill Jockey 2006). Fate così: prendete tutti i dischi dei Television e quelli solisti di Tom Verlaine e ascoltateli, sentirete il verbo di un profeta: ne vale la pena, fatelo.
Worm And Cool (Rykodisc 1992) è un disco strumentale e segna l’inizio di un nuovo capitolo musicale, diverso da tutto quello fatto prima, quasi una nuova incarnazione artistica per Verlaine, che poi si svilupperà e muterà ancora con Around (Thrill Jockey 2006) per finire in quel Music For Experimental Film (Kino International 2007) a firma doppia. Jimmy Rip & Tom Verlaine trasmutano in splendidi chitarristi di colonne sonore di film sperimentali degli anni ’20, ne citiamo due su tutti: “Le Ballet Mécanique” di Fernande Léger, 1924 ed “Emak Bakia” di Man Ray, 1926. Tom Verlaine ha completato la sua mutazione artistica a 360°, non ci sono più barriere ed orpelli che possano limitare il fluire cosmico dei suoi fraseggi chitarristici che incrociano a meraviglia le linee della chitarra di Rip e le immagini in bianco e nero realizzate dai grandi interpreti del cinema d’avanguardia, un connubio artistico micidiale, che ci coinvolge fino al midollo.

Ma non è di questo che volevamo parlare, altri lo hanno fatto prima e meglio. Noi cerchiamo delle risposte su altre questioni, noi vogliamo parlare del perché la sua morte ci ha colpito così tanto. Volevamo farlo subito, ma non eravamo pronti, abbiamo aspettato un po’, ma la verità è che non siamo pronti nemmeno ora. Tom Verlaine è morto e noi con lui ci verrebbe da dire, ma perché? Cosa è morto di noi, con lui, cosa sta morendo? La morte è intorno a noi, sentiamo la sua presenza angosciante. Dall’inizio del 2023 se ne sono andati: Jeff Beck, David Crosby, Burt Bacharach, Fred White, Wayne Shorter, Van Conner, Alberto Radius, Steve Mackey, Gary Rossington e tanti altri. Tra le migliaia di morti avvenute durante la pandemia, c’erano persone che conoscevamo e che ci erano care, altri ci hanno lasciato, per motivi oscuri, sono morti, e noi dobbiamo fare i conti con tutto questo. La mostruosità della morte delle persone a noi care, ci pone di fronte ad un lutto che non si lascia mettere da parte, un lavoro terminabile e interminabile insieme, che a detta del poeta R.M. Rilke consiste nell’aver per tutto ciò che è destinato a passare un “accoglimento”, una “capacità di immedesimazione in cui noi, feriti, diventeremmo madre di creature ferite”. Non è vero che il ‘900 è finito e siamo nel nuovo millennio, il tempo è solo una convenzione sociale, un’invenzione dell’uomo per darsi delle coordinate spazio temporali e non soccombere di fronte all’immensità della vita. La morte imperversa in questi anni, il ‘900 finirà quando i suoi protagonisti migliori saranno tutti morti, allora sì, il XX secolo sarà finito per davvero, solo allora entreremo nel nuovo millennio e noi non lo vedremo, perché non ci saremo. Anche se non vogliamo accettarlo, le luci della ribalta si stanno spegnendo, lo spettacolo sta per finire, la nera signora fa sentire la sua voce e ci chiama a lei, il macabro rituale ha già avuto inizio. Negli anni a venire sarà una carneficina, un’ecatombe. Servirà allora parlarne, come in una sorta di talking cure, per provare a prepararci a questa serie di lutti infiniti che si prospetta nel futuro prossimo. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro per superare tutto questo, perché da soli non possiamo farcela. Ve lo stiamo dicendo: stiamo uniti, stiamo vicini. Prepariamoci.

Andrea Masiero

 

Tom Verlaine

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Television: “Marquee Moon”

“Tom Verlaine” (1979)

“Dreamtime” (1981)