CHEATER SLICKS
“Ill-Fated Cusses”
(In The Red Recordings, 2023)

Dell’incredibile saga lo-fi garage punk ormai più che trentennale dei Cheater Slicks ho scritto ampiamente in passato su Frastuoni webmagazine nello speciale “American Lo-Fi Punk Blues, Anni ’90/’00 (Seconda Parte)“.
Un piccolo estratto da quell’approfondimento: “È dal 1989 che, ufficialmente, i fratelli Shannon (Tom: guitars e lead vocal, David: lead guitar) da Boston (Massachusetts) naturalizzati Columbus (Ohio), dispensano generosamente la loro arte punk garage lo-fi sporca di blues, di noise disperato gravido di distorsioni in eccesso ed estremismi fuzz, performance vocali approssimative e demenziali, un’arte sovversiva pochissimo rispettosa della forma song tradizionale …”.

Venendo ai giorni nostri, il loro ultimo disco in studio Ill-Fated Cusses è uscito il 17 febbraio 2023 sulla benemerita label americana garage-punk In The Red Recordings: oltre ai titolari di sempre alle chitarre, i fratelli Tom (anche vocals) e David (anche synthesizer) e Dana Hitch alla batteria (anche keyboards e vocals) sono questa volta della partita James Arthur (ex Necessary Evils e Fireworks, due band ben note agli aficionados del garage punk americano) al basso e Will Foster che ha aggiunto ai brani keyboards ed electronics oltre ad essere in Ill-Fated Cusses l’ingegnere del suono.

Con la gloriosa In The Red la band dei fratelli Shannon ha pubblicato gran parte della sua bollente discografia, album fondamentali per la storia del garage lo-fi americano degli anni ’90 come Don’t Like You e Whiskey (1995), Forgive Thee (1997), Refried Dreams (1999), e poi nei 2000 Yer Last Record (2002), fino al recente Piano Tunnels (2021) che ha segnato il loro ritorno dopo quasi 20 anni alla label di Los Angeles fondata nel 1991 da Larry Hardy. Ill-Fated Cusses rappresenta anche il loro primo vero e compiuto lavoro in studio dall’altrettanto validissimo Reality Is A Grape (Columbus Discount Records, 2012).

Premesso che la eccezionale decadente/espressionistica copertina del disco è opera di David Shannon anche nel caso di Ill-Fated Cusses i fan della band troveranno seriamente pane per i loro denti: a cominciare dalla sconcertante Lichen, più di 5 minuti di atonali edifici chitarristici che si sgretolano rovinosamente, un contesto sonoro crudamente anarchico che trova un possibile precedente solo nella indimenticabile dissoluta L.A. Blues degli Stooges del secondo album Fun House (1970). Stesso plumbeo climax sonoro no way out si respira nell’asfissiante ipnotica Fear che pare suggerire tutti i peggiori incubi paranoici che possono toccare in sorte agli umani.

I fratelli Shannon e c. poi in episodi come Reaching Through, The Nude Intruder, Garden Of Memories, Far Away Distantly sembrano voler dimostrare che alla fine sono in grado di comporre ed eseguire song e ballad politicamente corrette anche se sommerse e infestate dal solito malsano muro di chitarre; stessa cosa avviene nella Cold Dark Night di Charlie Feathers, unica cover del lavoro che pare sottintendere (o forse confermare) una fascinazione dei Cheater Slicks per la tradizione country americana. L’anfetaminica Flummoxed By The Snafu, gioiosamente scombiccherata e la trascinante rallentata Coming Back To Me resuscitano con nostra somma gioia la più autentica anima punk della band, vocal svogliatissimi e lancinanti straziati soli chitarristici da manuale Cheater Slicks acclusi.

Anche The #4 mette in scena pura adrenalina punk, di ascendenza britannica stavolta: sembra saltata fuori da uno dei vecchi adrenalinici album fine anni ’70 degli inglesi Wire di Colin Newman. Chi poteva temere un ammorbidimento dei Cheater Slicks negli anni 2000 sarà piacevolmente smentito: brani come Fear e Lichen (prima di tutto) dimostrano che i fratelli Shannon/Dana Hitch sono rimasti inquietanti messaggeri e fatali cassandre di un’apocalisse estetica ed esistenziale che è ormai sempre di più oggi pratica quotidiana e noi ne siamo compiaciuti. Mille di questi Ill-Fated Cusses.

Pasquale Boffoli

 

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