THE FENDERMEN 
“Mule Skinner Blues” 
(Soma, 1962)

The Fendermen, un nome che alle nostre orecchie suona già come una leggenda made in USA e che per questo motivo non può passare inosservato. Il duo americano si formò sul finire degli anni ’50 nello stato del Wisconsin. Jim Sundquist e Phil Humphrey, questi sono i loro nomi, fanno parte dell’Olimpo dei guitar-men degli anni ’50 e ’60. Non a caso il nome Fendermen fa riferimento ad una nota marca americana costruttrice di strumenti musicali fondata negli Stati Uniti nel 1946, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Sicuramente anche loro dovettero confrontarsi con le innumerevoli band ed artisti internazionali che suonavano lo stesso genere musicale, tra i quali ricordiamo i Ventures, i Champs, Johnny And The Hurricanes, la twang guitar di Duane Eddy e tantissimi altri che soprattutto per ragioni di mancanza di fondi si limitarono ad incidere i loro pezzi in un unico o in pochi 45 giri.

Mule Skinner Blues ci rimanda al suono del puro rockabilly degli anni ’50, introduce elementi di musica surf nata pochi anni prima dell’uscita del disco ed anticipa il garage rock che spopolerà tra i giovani americani dei mid ’60. L’LP esce per la Soma Records nel 1962 nella solo versione mono. La Soma è di Minneapolis, città dello stato del Minnesota, che iniziò la produzione e la distribuzione di dischi nel 1954, proprio negli anni in cui il rock’n’roll si affermò come nuovo genere musicale. Inizialmente la label fece uscire molto materiale in 45 giri, in extended play ed in formato 10″, mettendo sotto contratto artisti, a parte qualche eccezione, lontani dalla scena rockabilly emergente e che non godevano dell’appellativo di “teen-idol” tra i giovani americani dei ’50. Ma dal 1959 si avvicinò sempre di più alle esigenze dei teenagers, sfornando in primis un 45 giri che riscosse successo tra i giovani rocker americani dal titolo Suzie Baby, incisa da Bobby Vee e i suoi Shadows. Il singolo venne ristampato lo stesso anno dalla Liberty che per ragioni soprattutto economiche mise sotto contratto l’artista statunitense. Per questo motivo la Soma smise di essere quella piccola realtà che vendeva dischi e sfornava artisti solo per la circoscrizione dello stato del Minnesota. Con la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 l’etichetta si specializzò sempre di più nella produzione di 45 giri ed LP di band e cantautori appartenenti al circuito rockabilly e garage surf, in linea con le esigenze del pubblico giovanile americano, arrivando persino ad ingaggiare gruppi di un certo calibro come i Castaways ed i gettonatissimi Trashmen.

I Fendermen incisero tra il 1959 ed il 1962 alcuni singoli ed un EP. Questo quanto precede l’uscita di Mule Skinner Blues. Nel ’59 la Soma stampò il singolo Don’t You Just Know It/Beach Party tratto dall’LP. Il 7″ uscì anche in Italia lo stesso, con gli stessi brani ma per la Top Rank International. La statunitense Cuca Records nel 1960 stampò in 45 giri la hit Mule Skinner Blues con la b side Janice non compresa nell’album. Sempre nel 1960 lo strabiliante successo Mule Skinner Blues viene stampato su altri due 45 giri. Il primo per la storica label canadese Apex records con Don’t You Just Know It sul retro, il secondo per la Soma insieme ad una song inclusa nell’LP, Torture. Il 45 giri uscì anche in Italia nel 1960 per la Top Rank International con copertina fotografica e con i titoli sia in italiano (Il Blues Del Mandriano/Tortura) che in inglese. La Soma pubblicò nel 1961 un altro 45 giri che include un brano nel disco, Heartbreakin’ Special ed un inedito sulla b side Can’t You Wait, pezzo scritto originariamente da un cantante americano di musica country, Dorsey Burnette. Anche questa coppia di brani uscì in Italia lo stesso anno dell’edizione americana con copertina fotografica su Top Rank International e i titoli in inglese ed in italiano (Il Cuore Del Mandriano/Puoi Aspettare?). Molto raro è l’EP Mule Skinner Blues edito nel 1962 per il mercato australiano su Top Rank International con una bellissima foto inedita di copertina. Esso comprende brani già pubblicate precedentemente nei 45 giri. Il disco recensito, oltre alla stampa americana, uscì nel 1962 anche in Canada su Point Records nella versione mono e con gli stessi pezzi di quello statunitense, ma con alcune differenze di copertina. Sempre dal Canada, Mule Skinner Blues viene ristampato su MCA Coral nel 1973, etichetta rainbow azzurra, con gli stessi brani della first press. Dopo un lungo silenzio di ben sette anni il disco ricompare sul mercato nel 1980 in versione non ufficiale con etichetta azzurra Soma e con gli stessi brani e lo stesso numero di catalogo della prima pressatura americana. La ristampa più interessante è quella uscita nel 2000 in versione mono della statunitense Beatrocket Records con cinque brani extra, due dei quali attribuiti ai Muleskinners. Le stampe in CD escono rispettivamente nel 1994 per la tedesca Dee Jay Jamboree con sei extra tracks, nel 1999 con un bellissimo CD per la canadese Simitar Entertainment con dieci brani inediti e nel 2003 nuovamente in Germania con una mastodontica compilazione di 15 brani aggiunti ai 12 della versione originale per la defunta Soma.

Il lato A del disco si apre con la hit che fece conoscere i Fendermen al grande pubblico, l’ironica song country-rockabilly Mule Skinner Blues. Traccia che venne interpretata anche da molti altri artisti tra cui i Cramps nell’album Stay Sick! del 1990 ed incisa per la prima volta su supporto 78 giri dal cantante country-bluegrass Bill Monroe nel lontano 1940. Un brano di vero rockabilly anni ’50 è Bertha Lou, mentre due strumentali dai connotati surf sono Torture e l’esotica danza di Beach Party. Un successivo pezzo strumentale, ma questa volta dai tratti cavernosi-crampsiani, è Honky Tonk, mentre il lamento straziante del teenager americano solitario viene portato alla luce dall’ultimo brano della facciata A, Lonesome Road. Il lato B si apre con un poker di ben quattro canzoni di puro rockabilly anni ’50. Le carte del gioco sono interpretate dal sarcasmo di Don’t You Just Know It che ci riporta ai toni di Mule Skinner Blues, dall’arroganza del rocker americano che si distende tra le note di Heartbreakin’ Special, dall’inno delle “bische” clandestine condite da fiumi di puro whisky invecchiato di Jack Of Diamonds e dalla bellissima High Noon, che si avvicina allo stile dei primi lavori su Sun Records di Roy Orbison. Il disco si chiude con due strumentali. Il primo è un surf classico dal titolo Koo-Koo e l’ultima Caravan, strumentale arabeggiante, perfetto per uno spettacolo con danza del ventre.

Consigliatissimo non solo ai suonatori di chitarre fender.

Massimo Moretto