ARCA
"KiCk i"
(XL Recordings, 2020)

Elettroniche mutazioni trans-umane.

Producer o performer, genio o bluff, angelo o diavolo, uomo o donna?

Tutto sbagliato, perché l’icona dell’avantgarde elettronica che dal Venezuela ha in pochi anni raggiunto lo status di cult planetario col nome Arca, si definisce programmaticamente “nonbinary” già nell’incipit del nuovo, folgorante album KiCk i che sarà dato alle stampe il 26 giugno prossimo per XL Recordings.

A sei anni di distanza dall’esordio su Mute Records con Xen e a tre dall’omonimo che l’ha confermata come una delle realtà più suggestive dell’elettronica “abstract”, l’artista venezuelana torna a far parlare di sé. Nonbinary, singolo che apre il disco, indica il rifiuto di riconoscersi in un’alternativa fra bianco o nero, di ridursi a due sole categorie, per ritrovare invece la propria essenza in un quid oltre le opposizioni, un essere fluido e multiforme in costante conflitto, ma in continua transizione, come lo siamo in potenza tutti, al di là di etichette, dicotomie e ruoli precodificati e cristallizzati culturalmente.

Come la sua musica connette in un unico fil rouge America Latina e Occidente, mitologia e Decadentismo, accorati omaggi al passato e feroce sperimentazione hardcore sfuggendo ad ogni vera definizione, l’immagine che Alejandra Ghersi sceglie per presentare la nuova sé stessa nei video e nei photoshoot che accompagnano il disco, è quella di una rinascita in forma trans-umana, un’Afrodite mutante al centro di maestose visioni oniriche che fondono carne e metallo, anima e sangue, natura e cibernetica, per rispecchiare in forma di visual art un plasma sonoro estremo e polimorfico, proiettato verso un futuro che vuole, e riesce, a rendere presente già oggi.

E proprio questo dovrebbe essere il ruolo di un artista: spingersi avanti, sfidare lo status quo, provocare un mutamento di percezione e prospettiva che inneschi una reazione a catena. Anche a partire da semplici, divertenti e provocatori escamotage, come il video della soffice electronic ballad Time, in cui l’artista in versione supervixen balla liberamente col diavolo sulle note di una sensuale melodia che potrebbe perfino finire in radio, oltre che in pista. Ma se Time pare il brano più accessibile mai realizzato da Arca, l’album riserva non poche sorprese, fra cui quattro featuring di grande prestigio: Rosalía, Shygirl, SOPHIE (già produttrice per Madonna), nonché la dea dell’elettronica Björk, della quale Arca è speciale protégé, avendo co-prodotto gli ultimi due album, fra i più estremi, rischiosi e personali della carriera dell’artista islandese, Vulnicura e Utopia. Se c’è una cosa che accomuna entrambe le artiste, è sempre stata la consapevolezza che senza il rischio, non ha nemmeno senso creare qualcosa.

Ma questo lo scoprirete il 26 giugno.

Livio Piantelli