IVAN PIEPOLI
"The Kingdom Of The Embalmed Bugs”
(Autoproduzione, 2022)

“Il regno degli insetti imbalsamati” è un titolo davvero intrigante, misterioso, se non bizzarro per un disco: è quello che Ivan Piepoli, songwriter, cantante e musicista polistrumentista (chitarrista soprattutto) pugliese, ha scelto per il suo primo disco solista autoprodotto, The Kingdom Of The Embalmed Bugs uscito per il momento solo su tutte le piattaforme digitali il 18 novembre 2022. Ivan non è l’ultimo arrivato nel circuito indie rock alternativo pugliese, anzi: nel suo curriculum artistico si legge che in 30 anni di attività artistica ha composto musiche per spettacoli, performance e film, e suonato in band come Gramàn, Yamabushee e Comfy Pigs. Infine guida con mano sicura da anni The Baby Screams, la più qualificata tribute-band pugliese dei Cure.

“I look at the stars tonight …” è il significativo incipit iniziale del primo brano Don’t Take A Home cantato da Ivan con mood sognante. Una song contrassegnata vocalmente e strumentalmente da uno spleen dream-pop che si ripropone altre volte nel corso degli 8 brani del lavoro, soprattutto nel finale Hope Cannot Burn: ballate lente e ispirate, un mix mirabile di tristezza e toni incantati servito da un cantante equilibrato, delicato, mai sopra le righe. The Kingdom Of The Embalmed Bugs vive però anche molto di post-punk, synthwave, shoegaze (generi puntualizzati da Piepoli nel comunicato stampa del suo disco): suggestioni musicali riscontrabili nella movimentata ed eclettica title-track, in Sleeping Pills, tortuosa e con le chitarre in bella evidenza, forse l’episodio più “rock” del disco e nella vivace On The Edge Of A Cliff.

Ivan è coadiuvato efficacemente nel disco da Adriano Segreto (piano, strings) e Francesco Cianciola (programming) che è anche il co-produttore con Piepoli del disco, registrato presso il Lucky Recording Studio di Bari da Marcello Magro, e missato mirabilmente a New York da Marc Urselli, tecnico del suono che ha lavorato con nomi importantissimi come U2, Nick Cave, Lou Reed, John Zorn. Il “suono” e il risultato finale del disco sono davvero molto professionali e di livello internazionale.

Tornando alla materia viva del disco è fuori di dubbio che molte atmosfere e song sono letteralmente impregnate strumentalmente (soprattutto nell’uso di Ivan della chitarra riverberata ed “esile” alla Robert Smith) dell’inconfondibile appeal ipnotico e dark dei Cure (The Glass Love in primis) ma più in generale riecheggiano accentuate eco di eredità musicali synthwave anni ’80 di band come Depeche Mode e Duran Duran e, più sfumatamente e vagamente, Tears For Fears. Synth ed archi si impongono soprattutto nella barocca, chiaroscurale, orchestrale Call My Name e in How Wrong You Were, particolarmente ispirata e solenne, quasi una preghiera, uno degli episodi migliori in assoluto del lavoro. The Kingdom Of The Embalmed Bugs è un lavoro maturo e pensato sulla lunga distanza, realizzato tra la fine del 2019 e il 2020, frutto completamente del lavoro certosino di Ivan Piepoli, che l’ha scritto, arrangiato e suonato. Un debutto solista robusto che non segue gli “hype” sonori dell’ultima ora, inserendosi al contrario con orgoglio e fierezza nella scia di una tradizione melodica post punk di matrice britannica con ormai quaranta primavere alle spalle.

Pasquale Boffoli

 

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Don’t Take Me Home

The Kingdom Of The Embalmed Bugs

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