CAPOLAVORI MUSICALI SENZA TEMPO
Stephen Stills
“S/T”
(Atlantic Records, 1970)

Quando nel 1970 viene pubblicato il suo primo vero disco da solista, questo abile chitarrista texano è già da anni una star affermata del rock californiano. Reduce dai gloriosi anni con i Buffalo Springfield, dalle Super Session in compagnia di Al Kooper e fresco dal successo planetario ottenuto con David Crosby, Graham Nash e con l’eterno amico-nemico Neil Young, con questo album Stephen Stills non ha più nulla da raggiungere o da dimostrare. Nonostante la fama raggiunta, la stima di cui gode presso i colleghi e la sua indiscussa abilità come musicista e cantante, Stills non è mai stato considerato dalla critica sullo stesso livello di Neil Young o David Crosby. Dei 4 eroi di Woodstock, Stills è sempre stato quello con l’aura più fragile, il personaggio antipatico che non cristallizzava le buone vibrazioni culturali dell’epoca. Di questi problemi lui però se ne è sempre curato poco convinto di essere sempre stato il più dotato del super gruppo a livello strumentale, il vero rocker aggressivo.

Nonostante queste considerazioni, nel corso di quegli anni, ha saputo regalare melodie indimenticabili e brani superbi. Le cronache disincantate della classica For What It’s Worth, la calda energia di Bluebird, gli intrecci chitarristici di Hung Upside Down, la malinconia di Helplessy Hoping, la varietà stilistica di Suite: Judy Blue Eyes, l’inno di Carry On e i brividi di 4 + 20 dimostrano che nell’universo musicale di questo bluesman travestito da folk rocker nulla è fuori posto anche se, come accadrà nel corso della sua controversa carriera, spesso il mestiere renderà accettabili anche le pagine più incerte. Non è il caso di questo suo omonimo album nel quale il chitarrista cantautore è aiutato da un gruppo di musicisti importanti che comprende Jimi Hendrix, Eric Clapton, Crosby, Nash, Mama Cass e John Sebastian.

S/T offre una serie di brani riusciti che vanno dalle armonie elevate di Do For The Others al gospel intriso di soul di Church. L’autore non si scorda della sua grande passione per il blues: elettrico e in compagnia di Clapton in Go Back Home, acustico e solitario nella famosa Black Queen. Jimi Hendrix offre la sua chitarra nel funky rock di Old Times Good Times mentre la famosa Love The One You’re With con i suoi ritmi latini e il suo ritornello pacifista e contagioso, diventa subito un classico e verrà ripresa nel pluridecorato 4 Way Street.

Nonostante il tema dell’amore venga abbondantemente trattato nei testi delle 10 canzoni presenti nell’opera, Stills a livello descrittivo e contenutistico non scende mai a fondo nei problemi narrati, preferendo rimanere in superficie e lasciando che siano la forza e la coesione della resa sonora ad emergere. Incapace di toccare nei testi quei tasti emotivi che hanno fatto la fortuna di Young e Crosby, egli preferisce che la parole siano un contorno e uno strumento con cui ottenere una grande efficacia ritmica. Con il suo riuscito debutto, Stephen Stills riesce ad emergere singolarmente nel ricco panorama musicale dell’epoca con un disco vibrante e solido che va assolutamente riscoperto.

Marco Galvagni

 

Stephen Stills

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Love The One You’re With

Black Queen

Cherokee