BERT JANSH: il trionfo del folk revival britannico

Bert Jansch (all’anagrafe Herbert) nasce a Springburn, sobborgo nel distretto di Glasgow, il 3 novembre del 1943 ed è oggi considerato, dopo la sua morte avvenuta ad Hampstead, vicino Londra, il 5 ottobre del 2011, uno dei maggiori esponenti del revival folk britannico, probabilmente il più importante, che ha raggiunto l’apice tra la fine dei ’60 e l’inizio degli ’70 grazie soprattutto a gruppi come i Pentangle (che Jansh ha fondato), i Fairport Convention e gli Steeleye Span. Bert Jansch ha lasciato un’impronta significativa con il suo stile chitarristico in artisti, anche coevi, come Nick Drake, Neil Young, Jimmy Page, Mike Oldfield, Paul Simon, Donovan e generazioni più recenti quali Johnny Marr, Beth Orton, Pete Doherty, Devendra Banhart, Ryley Walker, che lo hanno scoperto attraverso le sue pubblicazioni discografiche. Lo stile di Bert Jansch è una sintesi tra folk, blues e jazz con cui si presenta agli inizi degli anni ’60 nel locali londinesi arrivando dalla sua Edimburgo in autostop.

Il giovane Bert, avvalendosi di chitarre prese in prestito, grazie all’ingegnere del suono Bill Leader incide con un registratore a bobina una manciata di canzoni che vende all’etichetta Transatlantic per 100 sterline; l’album omonimo Bert Jansh viene pubblicato nel 1965, vende 150.000 copie ma nel tempo diventerà un “cult” dall’enorme influenza culturale contenente il suo brano di maggior successo Needle Of Death (poi ripresa su L.A. Turnaround). Sempre nello stesso anno pubblica It Don’t Bother Me sulla stessa lunghezza d’onda dell’esordio, e, nel 1966, Orion dove inizia già ad esplorare quelle innovazioni che si ritroveranno nei Pentangle, introduce ad esempio uno strumento inusuale come il banjo. Nello stesso 1966 avviene l’incontro con un altro giovane chitarrista di talento, John Renbourn, con il quale realizza un album, e ponendo le basi per fondare i Pentangle. Nel 1967 con la nascita dei Pentangle (Jansch e Renbourn alle chitarre, Danny Thompson al contrabbasso, Terry Cox alla batteria e Jacqui Mecshee alla voce) prende vita l’età d’oro del folk revival britannico; il disco omonimo d’esordio Pentangle del 1968 ottiene un plauso unanime dalla critica grazie alla fusione tra il folk tradizionale con blues, jazz e rock allargando, così, il consenso ad una platea di ascoltatori più vasta.

Fino al 1972 Jansch alterna la sua carriera solista a quella del gruppo e dopo una breve pausa si focalizza completamente sul suo percorso personale pubblicando nel 1974 il notevole L. A. Turnaround che, come si evince dal titolo, sposta il suo folk verso le atmostere country-rock californiane. Seguiranno negli anni seguenti ottimi dischi tra i quali merita una menzione speciale Avocet (1979), un disco dedicato agli uccelli registrato con la Ex Libris, una piccola etichetta danese, completamente strumentale, dalle atmosfere medievaleggianti. Alla fine degli anni ’70, con l’avvento del punk, la new wave e i sintetizzatori, la musica di Jansch non è più benvoluta sul mercato discografico ma l’artista scozzese continuerà imperterrito a pubblicare dischi folk, anche su piccolissime etichette, senza accettare compromessi legati alle nuove mode. Tra la metà degli anni ’80 e metà degli anni ’90, Jansch riforma i Pentangle ma la mancanza di John Renbourn, che decide di restarne fuori, e i tempi non più rosei della musica folk britannica rende sbiadita (nonostante l’ottimo materiale di questi 5 nuovi album) questa esperienza.

Verso la fine degli anni ’90, complice un nuovo interesse verso la musica folk, il nome di Bert Jansch suscita nuovamente curiosità tra gli addetti ai lavori; Toy Balloon (1998) vede la partecipazione del sassofonista Pee Wee Ellis (molte le sue collaborazioni con Van Morrison), su Crimson Moon (2000) alla chitarra c’è Bernard Butler dei Suede, su Edge Of A Dream suona Hope Sandoval (Mazzy Star) e lo storico violino dei Fairport Convention Dave Swarbrick, mentre sul suo ultimo disco The Black Swan, che dalla critica è stato definito il più bell’album di sempre dell’artista scozzese, ci sono Beth Orton e Devendra Banhart. Dazzling Stranger: Bert Jansch And The British Folk And Blues Revival di Colin Harper, con prefazione di Johnny Marr è ad oggi la biografia più esaustiva su grande chitarrista di Glasgow.

Rocco Sfragara

 

Bert Jansch

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Angie

Blackwaterside (1975)

Needle Of Death

Black Waterside

Magdalina’s Dance (da The Black Swan, 2006)