JURI CAMISASCA
(Firenze, 30 aprile 2018)

Juri Camisasca, cantautore mai davvero approfondito dal punto di vista dell’ascolto, mi ha visto in questa occasione controintuitivamente disponibile a presenziare alla sua Adunanza Mistica fiorentina, curioso di volgere una conoscenza superficiale in esperienza diretta. Insieme a me in sala c’era un’audience quanto mai varia, una gamma umana vastissima, da rappresentare essa stessa una parte non minore dello spettacolo. Juri si presenta puntuale sul palco con un percussionista ed una tastierista, un set up asciutto ma utile a far sì che brani di periodi diversi, con arrangiamenti disomogenei e portatori di influenze a volte datate e non sempre felici, potessero invece risultare ben più armonici, afferenti ad una medesima idea, esserne valorizzati quando ben scritti (Nuvole Bianche, Tocchi Terra Tocchi Dio) e suonare comunque meglio quando imperfetti (John, ovvero QUIMICASCA/CAMISASCA!). Nonostante l’intenzione luminosamente spirituale, lo spettacolo mostra artisticamente luci e ombre: nella prima categoria rientrano la vocalità calda e rotonda di Juri e i molti pezzi ben composti. Nella seconda ricadono invece: le proiezioni video ingenue, l’inessenzialità di occasionali interventi di una lettrice e di un danzatore indiano, la volontà di creare un’atmosfera semi-religiosa ma dall’immaginario troppo confuso e sfumato, oltre che stereotipato, per arrivare. Chiosa doverosa sulla toilette: si è riusciti a rinvenire solo e unicamente il bagno delle donne e, nonostante quel pathos mistico, nessuno è riuscito col pensiero a trasfigurare l’iconcina femminile sulla porta del cesso in una maschile per poter pisciare con civismo. Che per i miracoli Juri si debba ancora attrezzare?!

Gianluca Becuzzi