LVDWIG

Frastuoni ha avuto il privilegio di essere il primo magazine musicale a poter presentare l’ultimo EP di un personaggio molto noto nella club life milanese, almeno dal lontano 2008: si tratta del musicista e producer Ludwig – al secolo Luigi Pastore, classe 1983 di Saronno – conosciuto però nella scena underground locale col nickname DJ Gigi LP: già Resident al Company Club, protagonista fra il 2010 e il 2015 dell’indimenticato party “Cockette”, e più di recente special guest anche al quotatissimo after “Botox Matinée” (ogni domenica al Silicone Club – Milano). Per la nuova release uscita a Natale del 2019, Lvdwig ha scelto l’etichetta francese indipendente Larmes, specializzata in generi come techno, drone, dark, experimental e ambient, con un focus particolare sulle commistioni e le contaminazioni con le visual arts.

Come ha influito la tua esperienza da DJ sulle sonorità che hai scelto per le tue release, e per quest’ultima in particolare?

Come DJ da ragazzino nasco con l’hardcore: amavo molto l’industrial e la new style, frequentavo il celebre Number One di Brescia, poi per istinto mi sono spostato più verso la techno. Ma l’esperienza fondamentale per me è stata sicuramente quella milanese del Cockette, un progetto a cui ho tenuto molto e a cui devo moltissimo, perché è stato grazie a quel team se sono cresciuto abbastanza come DJ da voler esplorare anche il mondo della produzione, frequentare dei corsi di Ableton avanzato col mio mentore Giacomo Cella (aka Jacky0, ndr.), ma anche di sintesi sonora analogica, approdando poi anche al mixing e al mastering. Per la mia formazione devo molto anche a Mauro Abbatiello, tutt’ora titolare di una scuola di musica e sound design di Milano di nome 4cmp. Posso dire che è grazie a loro se sono diventato un produttore a tutti gli effetti, e se sono stato in grado di autoprodurre la mia release di debutto nel 2017 – l’album Totem – a nome Lvdwig.

Un nome impegnativo per un musicista …

Ho scelto Lvdwig per un gioco di assonanze in realtà, una storia che ha a che fare col modo in cui da bambino mia madre gridava il mio nome in dialetto calabrese stretto – Luviggio! Luviggio! – per chiamarmi, più che per un riferimento al leggendario Beethoven, a cui non sognerei mai di paragonarmi … Ma mi piaceva l’idea che il nome Lvdwig comportasse già un’associazione immediata alla musica nell’immaginario collettivo.

Il primo album conteneva già sonorità principalmente techno e industrial, mentre l’ultimo lavoro spazia anche fra ambient e drone …

Mi piace molto giocare con sonorità dal bpm molto basso, fra i 110-120 bpm massimo. Dopo l’esperienza con la prima autoproduzione ho deciso di sperimentare con altre etichette: prima la Ōtomo Records, con un EP di 4 tracce – CXX – uscito a marzo 2019, e poi con Larmes appunto, quest’etichetta francese indipendente in cui mi ritrovo molto per la sua vocazione dark e sperimentale, che spazia dalla techno all’ambient.

Ci puoi spiegare il titolo, c’è un concept?

All’interno del genere techno tendo molto a distorcere il suono, a renderlo il meno pulito possibile: il titolo Substractive deriva puramente dal fatto che gran parte dei suoni è stata elaborata tramite sintesi sottrattiva. A livello di strumentazione utilizzo delle macchine analogiche, synth con cui lavoro soprattutto in Ableton: ho un moog sub phatty spaccavetri che utilizzo per kick e bassi – uno strumento davvero impressionante di cui amo il sound molto profondo, graffiante e stridulo al contempo, ma super versatile; un bassline Roland TB 3; un synth analogico semimodulare Nyx della Dreadbox – che ha solo 2 oscillatori ma è molto divertente; e infine utilizzo Ableton Push per interfacciarmi con il programma di musica.

L’EP contiene 2 remix di Mauro Rizla e Damian Cockette – rispettivamente DJ e organizzatore dei tempi del Cockette appunto – che hai già citato come figure di grande impatto e ispirazione per te. Ci sono state altre fonti di ispirazione, chi sono i tuoi riferimenti musicali?

Principalmente per l’ultimo decennio mi ispiro molto ai suoni e alle creazioni di Andy Stott (producer dub e techno di Manchester), Alessandro Cortini, Caterina Barbieri (aka Morbida), per citarne alcuni.

Il sito di Larmes Records sottolinea come l’etichetta si connoti per una forte componente anche visiva, con un focus sulle visual arts. Non tutti i tuoi fan che ti seguono come DJ e musicista sanno che in realtà sei anche un graffiti artist …

Le cover dei miei album sono lavori che faccio io insieme all’artista Nicolas Cividino, che approfitto per ringraziare: sono opere fatte con ritagli di fotocopie, in cui vengono fotocopiati vari oggetti e poi vengono assemblati a comporre queste “creature”, come quella che si vede sulla copertina di Totem. Da ragazzino mentre studiavo grafica pubblicitaria cominciavo anche a fare il writer in giro per il paese e a scarabocchiare e imbrattare i primi muri liberi. Credo di aver sempre avuto un dono nel disegno, ed è una passione che ha viaggiato di pari passo con la musica nel sangue, e che mi ha portato poi ad esplorare il mondo dei graffiti con la tecnica a spray. Ci sono dei miei lavori recenti su commissione che si possono vedere nella palestra Eruption Boxing di Mascalucia in Sicilia. Ma ovviamente, alla fine è stata la musica a prevalere, e sono già al lavoro su prossimi progetti.

Livio Piantelli