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WILLIAM BELL & TOBE HOOPER
"The Texas Chainsaw Massacre"
(Dutch Oven, 2006)

Mai ufficialmente pubblicata fino ad oggi per ragioni di copyright o forse più semplicemente perché sono andati perduti i master originali, la colonna sonora di questo efferatissimo horror (“Non Aprite Quella Porta” titolo in italiano) può essere considerata tra i primi vagiti di ciò che fu definita più tardi musica industriale. La soundtrack del film culto del 1974, creata dallo stesso regista Tobe Hopper (scomparso recentemente) con l’aiuto di William Bell esiste solo in qualche versione bootleg su cassetta non completa ed editata alla meglio. Scartando del tutto i brani hillbilly, ciò che resta sono i maggiormente interessanti field recording e i “rumorismi” assortiti (il brulicare degli insetti, un gruppo elettrogeno, voci da notiziari con raccapriccianti descrizioni, lamenti di animali da un mattatoio, una pala che raschia la terra, gli immancabili e spietati ronzii della moto sega del celeberrimo mostro assassino Leatherface). La colonna sonora ha la capacità di evocare inquietudine ed angoscia anche senza l’ausilio delle immagini, grazie all’ottimo lavoro effettuato sui suoni, montati e modulati con effetti elettronici a basso costo (forte uso di tape delay, vorticosi glissando e minacciosi riverberi metallici). Associando atrocità sonore a brandelli di suono reale, l’ascoltatore è vittima di un incubo, metafora di una società malata affetta da capitalismo cannibale. Queste tracce sono carne putrida infestata da larve proto-industrial.

Danilo D’Alessio

DANIEL BARBIERO / CRISTIANO BOCCI
"Nostos"
(Acustonica, 2015)

Daniel Barbiero : Cristiano BocciAlbum uscito nel 2015, nato da un interscambio creativo a distanza via web tra il contrabassista americano Daniel Barbiero e il bassista a sei corde e soundartist Cristiano Bocci, riassemblando, modificando e smontando i suoni del contrabasso e mettendo in risalto in una nuova struttura elettroacustica: timbriche, armonie, contrappunti e ritmi. Nostos questo è il titolo dell’album dal greco “tornare a casa” radice della parola greca nostalgia, inoltre osservando il disegno di copertina, la prua di quella barca che si avvicina alla terra ferma, non può non ricordare il mitologico rientro a casa di Ulisse. Otto canzoni cariche di vitalità ed energia, che sembrano trattenere in alcuni casi una forza implosa tenuta a bada dal controllo dei due musicisti.

Gli elementi improvvisati sono molteplici: le “elettroniche” e ogni “gesto” germogliano con una semplicità quasi zen interessanti momenti sonori. Il disco, come l’acqua del mare, alterna momenti di apparente stasi e calma a momenti più agitati e tempestosi, ma al timone ci sono navigati musicisti e non si sfocia mai nel caos. Alcuni esempi: il vibrare silente delle stringhe che conduce a gelidi bordoni di Gli Alberi, A Gennaio o le leggere folate di note su una distesa di frequenze gravi di Quando Il Pubblico Incontra Le Frequenze Basse o infine Contrabbassi In Marcia, forse il brano più accessibile di tutto il disco, davvero sembra di udire gli strumenti che avanzano minacciosi a passo cadenzato, un brano molto trascinante che potrebbe durare all’infinito.

Un lavoro nel suo complesso riuscito e godibile, consigliabile anche ai non frequentatori del genere avant, visto che “provare” in questo caso non costa nulla. Infatti lo si può ascoltare gratuitamente in streaming o scaricare sia in formato MP3 o flac sul sito dell’etichetta Acustonica.

Danilo D’Alessio

LINO CAPRA VACCINA
"Arcaico Armonico"
(Dark Companion, 2015)

Lino Capra VaccinaLino Capra Vaccina riprende “il cammino”, dopo il successo della ristampa del 2014 del suo capolavoro Antico Adagio (1978) a cura della Die Schachtel, lungo quegli “arcaici” sentieri di musica sentita come unità di spirito e corpo, che fin dai tempi remotissimi, furono attraversati dall’uomo per ricercare attraverso il suono-frequenza-vibrazione: spiritualità e coscienza cosmica. In questo suo ultimo lavoro Arcaico Armonico, targato Dark Companion, forse ancor di più rispetto al passato, Lino ha sentito l’esigenza di avere un rapporto intenso e creativo con se stesso e la natura. Isolatosi nella quiete della campagna piacentina negli studi Elfo, è riuscito, seppur in uno studio digitale, a catturare “frequenze sonore ecologiche” a lui tanto care, utilizzando solamente le sue tipiche tecniche e trucchi di registrazione analogica e senza adoperare nessun sintetizzatore o apparecchio elettronico. Le sonorità e gli armonici generati dai suoi molteplici strumenti: gong, cembali, vibrafoni, eolotubolari, corde di piano, tablas, piccole percussioni indiane, africane e voci, ci fanno capire, come hanno sempre sostenuto in India da millenni, che ogni cosa nell’universo poggia sulla risonanza. Ad arricchire maggiormente l’estatica musica minimale creata dal solo Lino, intervengono in maniera discreta, ma efficace, gli strumenti di ottimi collaboratori. Infatti le toccanti note di mandhura di Paolo Tofani in Dialoghi Tra Suoni o il sognante oboe di Camillo Mozzoni in Arcaico Armonico o la mistica voce del grandissimo “rientrato” Juri Camisasca in Andante Ancetrale, contribuiscono a suggerirci una direzione verso cui tendere, un luogo mentale dove poter beneficiare di un’esperienza profonda. Sembra che la musica provenga da un tempo molto remoto, oscuro. Uno spazio sonoro dove riaffiorano ricordi ancestrali, lontani, inconsci, “arcaici” e di conseguenza anche più “antichi” e misteriosi rispetto a quelli di Antico Adagio.

Danilo D’Alessio